Terni è una città di 112.738 abitanti dell’Umbria, capoluogo della provincia omonima e 41º comune italiano per popolazione.
Città ad elevato tasso di sviluppo industriale sin dal XIX secolo, quando furono costituite le acciaierie, ha subito pesanti bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale, che però non le hanno impedito di rimanere uno dei fulcri dell’economia dell’Umbria.
Terni è anche nota come la “Città degli Innamorati”, dato che San Valentino ne fu vescovo e le sue spoglie sono ivi custodite.
« riscopro che Terni… è fra le più celebri e illustri città d’Italia, per cagione di antichità, per dignità sua, per magistrati, per grandezza e nobiltà delle pubbliche fabbriche, per gli onori ricevuti e pe’ grandi e prodi e santi uomini prodotti »
(Francesco Angeloni, Historia di Terni, 1646)
La Cascata delle Marmore, cascata a flusso controllato tra le più alte d’Europa, decantata nei secoli per la sua bellezza, appare come una scrosciante colonna d’acqua distribuita su tre salti. Avvolgendo la flora in una nuvola di schiuma bianca, copre un dislivello di 165 metri. Lo scenario svelato agli occhi del visitatore è frutto di oltre duemila anni di lavoro da parte dell’uomo che, a partire dall’età romana, ha tentato di canalizzare le acque del fiume Velino per farle precipitare nel sottostante fiume Nera.
La sua storia ha inizio nel 271 a.C., quando il console Curio Dentato intraprese un’opera di bonifica della pianura reatina realizzando un canale di oltre due chilometri fino al ciglio della rupe di Marmore.
In archeologia, invece, l’impronta lasciata dagli antichi sul territorio è testimoniata da numerosi reperti rinvenuti nell’arco degli anni.
Affermatasi nel corso dei secoli come uno dei fenomeni più grandiosi della natura, la Cascata delle Marmore assunse a ruolo di protagonista anche nell’arte e nella letteratura, divenendo mèta di quegli intellettuali che, lungo il percorso del Grand Tour, raggiungevano l’Italia per intraprendere studi sulla classicità.
Nell’ultimo ventennio del sec. XIX divenne strumento di regolamentazione del sistema idrico, utilizzata a scopi energetici per la nascente industria. Lo sfruttamento delle acque a fini industriali, quindi, prevalse sulle connotazioni naturalistiche, intellettuali e turistiche.
Oggi il Parco delle Marmore accoglie il visitatore conducendolo, attraverso vari sentieri escursionistici, alla scoperta di rocce e grotte che ne caratterizzano la geologia.
E la vegetazione, con le sue specie di notevole pregio, colpisce l’attenzione di quanti si avventurano nella zona escursionistica, cuore pulsante dell’area.
Le origini di Orvieto risalgono alla civiltà etrusca: i primi insediamenti, sono del IX° secolo a.C. e si localizzarono all’interno delle grotte tufacee ricavate nel massiccio su cui sorge attualmente la città.
Dopo essere stata annessa nel III° secolo a.C. ai territori di Roma, Orvieto rimane sotto la sua dominazione fino al declino dell’Impero Romano d’Occidente. Diviene poi libero Comune, e durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini, è strenua oppositrice del Barbarossa, rimanendo fedele al Papa. Forte della considerazione dello Stato Pontificio, Orvieto può così prosperare per tutto il Medioevo, raggiungendo l’apice dello sviluppo nel XIII° secolo con la costituzione del Consiglio generale dei 400 e l’elezione del Capitano del Popolo.
E’ durante questo periodo che si ebbe un fervido lavoro di costruzione di palazzi ed edifici sacri tra cui spicca il celeberrimo Duomo, risalente al 1263, indubbiamente la testimonianza architettonica più importante della città, con la sua splendida facciata gotica e con la ricchezza delle decorazioni e delle cappelle interne. Nella città antica troviamo poi il Pozzo di San Patrizio, edificato nel 1527 su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, il Palazzo dei Sette del 1300, il Palazzo del Capitano del Popolo (XII° secolo) nel quale si tenevano le riunioni del Consiglio Popolare, le chiese di S. Andrea (XII° secolo), S.Domenico (XIII° secolo), S. Giovenale (XI° secolo), Palazzo Soliano (1262) al cui interno sono ospitati due musei: il Museo dell’Opera del Duomo ed il Museo d’Arte Moderna. Inoltre si ricordano il Teatro Mancinelli (1866), la suggestiva Città Sotterranea e la Necropoli del Crocefisso del Tufo risalenti al periodo etrusco.
Le prime notizie storiche su Narni, all’epoca “Nequinum”, risalgono al 600 a.C., ma la zona era abitata fin dall’epoca neolitica. Nel 299 a.C. fu colonia romana con nome di Narnia, e nel 233 a.C. divenne importante fortificazione per la costruzione della via Flaminia.
Nel 90 a.C. divenne Munucipio. Fu esposta alle invasioni barbariche a causa della sua posizione dominante, e divenne libero comune nel sec. XI: tra i secoli XII e XIV toccò il suo massimo splendore. Durante il rinascimento fu frequentata da artisti di primissimo calibro quali il Rossellino, il Ghirlandaio, il Vecchietta, Antoniazzo Romano e lo Spagna. Nel 1527 fu presa con il tradimento dai Lanzichenecchi, che la incendiarono. Numerosi sono i monumenti di pregio presenti nella città. Tra i principali citiamo la Cattedrale romanica, nella quale si trovano opere del Rossellino e di altri famosi artisti, la chiesa di San Francesco, con notevoli affreschi di scuola locale, Palazzo dei Priori, costruito nel 1275 probabilmente da Gattapone da Gubbio e posto nella omonima piazza medioevale. In questa piazza si trova anche il Palazzo Comunale, costruito nel 1273 con l’unione di tre torri,
Di recente scoperta e interesse storico è la cità Narni Sotterranea che offre un importante varietà di ambienti da visitare in un percorso guidato affascinante. Durante la visita si possono ammirare i sotterranei dell’antico convento domenicano di Santa Maria Maggiore, dove nel 1979 furono scoperti una serie di ambienti di grande interesse, fra essi una chiesa rupestre del XIII secolo, con affreschi di quel periodo, una cisterna romana perfettamente conservata e le segrete dell’Inquisizione, con due celle attigue alla “Stanza dei tormenti”, una delle quali tappezzata dai graffiti dei condannati.
Amelia, anticamente nota con il nome di Ameria, è una città di origini antichissime: fu certamente tra i primi centri italici.
Catone, citato da Plinio, afferma che la città fu restaurata 964 anni prima della guerra dei romani contro Perseo, re di Macedonia, e quindi nel 1132 a.C. Testimonianza di tale vetustà sono le munumentali mura poligonali (V–IV secolo a.C.), che cingono gran parte dell’abitato, unitamente a quelle romane e medievali, per circa 2 km.
Esse sono formate da massi perfettamente incastrati tra loro, talora di eccezionale grandezza, senza l’ausilio di malta cementizia. Interessante notare come saggi effettuati nel tratto sud abbiano accertato che la profondità delle stesse è di almeno 3,50 m rispetto all’attuale piano di calpestio.L’antica cinta muraria di Amelia conta sei accessi. Accanto ai quattro corrispondenti alle porte utilizzate ancora oggi (Porta Romana, Porta Leone IV, Porta Posterla, Porta della Valle) si affiancano due porte di grande interesse storico ed archeologico, in quanto insistenti come taglio sulla muratura originale: la monumentale Porta del Sole, rivolta ad est, la quale si trova incastonata tra le mura urbane ad una quota rialzata rispetto all’attuale piano di calpestio e dalla quale si diparte una strada basolata, e una seconda porta, di notevole proporzioni, rivolta a sud-ovest, la quale probabilmente è coeva alla costruzione delle mura poligonali; di quest’ultima porta, di recentissima scoperta, sono in corso degli accurati scavi archeologici.Accanto alla cinta principale, nella parte più alta dell’acropoli si trova un’altra cinta più antica, detta “megalitica”, che circondava l’acropoli (VII–VIII secolo a.C.), composta da soli blocchi irregolari, non levigati, orditi in maniera primitiva. Si tratta, evidentemente, di una lavorazione e di un’epoca del tutto diversa da quella delle mura poligonali. Da sottolineare, inoltre, la presenza di simboli fallici. Tale cinta muraria si estende per alcune decine di metri ed ancora oggi è di buona stabilità e compattezza. Un tratto molto suggestivo è visibile presso via della Valle. Attualmente oggetto di restauro dopo il crollo di circa 30 m della cinta, avvenuto il 18 gennaio 2006, sono una testimonianza della grandezza della città, tra le più antiche d’Italia.
La città ospita, inoltre, un importante Museo archeologico, allestito nell’ex-collegio Boccarini e contenente reperti preromani, romani e dell’alto medioevo. Tra questi, sono conservati bolli e iscrizioni, cippi funerari, sarcofagi, parti di statue e ritratti, tra cui la statua del Germanico, noto condottiero romano. Dal 2003 sono esposti alcuni pregevoli reperti provenienti dalla necropoli preromana dell’area “ex-consorzio agrario”.Oltre alla cinta muraria, che costituisce il monumento più importante, citiamo l’interessante centro storico, che si estende per circa 25 ha, con le sue stratificazioni, i numerosi palazzi rinascimentali, le chiese, resti di mosaici e terme.
San Gemini è un comune di 4.555 abitanti (dato Istat al 1° gennaio 2003) della provincia di Terni.
Celebre per le terme e l’omonima marca di acqua minerale, ma notevole soprattutto per la bellezza del centro storico, ben conservato e caratterizzato da morfologia e aspetto tipicamente medievali. Il centro abitato di San Gemini sorge sui resti di un piccolo insediamento di epoca romana, lungo il tracciato dell’antica via Flaminia.
I notevoli resti di un altro centro abitato romano, Carsulae, si trovano a circa 4 km di distanza, in direzione nord. Tra i principali edifici di interesse storico-artistico si segnalano:
- la chiesa di S. Nicolò, collocata a ridosso del centro storico, la quale costituisce uno dei più significativi esempi di architettura romanica umbra;
- la medievale chiesa di S. Francesco, che si trova nella piazza principale, subito al di fuori della cinta muraria medievale, ma all’interno di quella settecentesca, caratterizzata da copertura a spiovente sostenuta da arcate in muratura con arco a sesto acuto (una caratteristica tipicamente umbra) e contenente affreschi quattrocenteschi di scuola umbra;
- la settecentesca Porta Romana;
- la medievale chiesa di S. Giovanni, derivata da un battistero a pianta centrale.
L’evento di maggior richiamo che si svolge a San Gemini è la Giostra dell’Arme, una rievocazione storica che – nei giorni precedenti la festa del santo patrono (generalmente dall’ultimo sabato di settembre alla seconda domenica di ottobre) – è occasione di gioco e di svago per gli abitanti – molti dei quali amano travestirsi per l’occasione in abiti medievali – e che culmina in una sfida tra cavalieri dei due rioni in cui è stato suddiviso il paese, la Rocca e la Piazza.
Piediluco è un pittoresco centro il cui nome significa “ai piedi del bosco sacro”. Con un assetto rimasto quello del medio evo, con le sue basse casette colorate, è in realtà dislocato nello stretto lembo di terra che corre tra il lago ed il monte.
Il lago che prende il nome dal paese, è tanto irregolare da sembrare un lago alpino. Molto suggestivo, è circondato da rilievi boscosi, tra i quali è caratteristica per la sua forma di largo cono la montagna dell’Eco. Questa montagna deve il suo nome al fatto che è in grado di rimandare un intero endecasillabo in maniera perfetta.
Alle spalle del paese domina la Rocca, dell’XI secolo. Ormai in parte diruta, rimane pur sempre superba ed imponente. La sua posizione strategica ne fece spesso oggetto di contese tra i signori dei centri limitrofi.Il lago, sede di manifestazioni di canottaggio di carattere mondiale, è un frequentato centro turistico, ed offre la possibilità di praticare vari sport lacustri. Ogni anno, sul lago si svolge la festa delle acque, di antichissima origine, durante la quale è possibile vedere una sfilata notturna di barche addobbate e illuminate, giochi pirotecnici.
Da vari anni, ormai, si svolgono dei Master musicali di pianoforte e violino, a cui fanno seguito i concerti tenuti dai partecipanti e dai Maestri nella Chiesa di San Francesco. Durante la stagione estiva è possibile assistere a spettacoli teatrali ed anche concerti di musica Jazz all’aperto con ingresso gratuito.